Psicologa | Giornalista | Docente Università | Scrittrice

La newsletter che parla di parole, pensieri e cervelli narrativi

di Marta Pettolino Valfrè

Nasce il pronto soccorso psicologico, ad agosto è gratis!

Soccorso psicologico

Come mai succede che tante persone sono tristi proprio quando dovrebbero essere felici?
Uno dei motivi è proprio questo, che ci hanno indotto a pensare che dovremmo essere felici, tutte e tutti nello stesso momento. E questa opportunità solitamente coincide con le vacanze estive e con le feste natalizie, ovvero quando non siamo a lavoro e la tradizione ci vuole insieme alla famiglia e agli amici a dimostrarci tutto l’amore reciproco.
Alla base c’è sicuramente uno stereotipo molto forte e radicato, ma c’è anche la possibilità di aumentare il senso di solitudine in chi quegli affetti non li ha, o non li ha come dovrebbero essere in base alla cultura dominante.
Spesso si sente dire che la solitudine è un traguardo, una medaglia da raggiungere, chi sta bene da solo o da sola ha scoperto la vera essenza di sé. Se questo può essere vero con cautela, è vero anche il contrario, ovvero che non ci possiamo conoscere completamente se non esploriamo chi siamo anche quando siamo in relazione con altre persone. E se queste non ci sono o non sono come vorremmo, allora la solitudine veste panni molto diversi da quelli raccontati sui social.

Questa newsletter è diversa dalle altre perché vi voglio riferire un progetto che mi sta a cuore perché supporta le persone in difficoltà: Pronto Soccorso Psicologico.
Siamo abituatə al pronto soccorso per il corpo, ma non per la nostra mente e la causa è riconducibile a motivazioni storiche e culturali. La nostra mente se da una parte è considerata ingenuamente la nostra anima e quindi la nostra vera essenza, dall’altra viene dimenticata, perché fino a poco tempo fa considerata inconoscibile e perché le persone che avevano problemi con questa venivano messə ai margini, perché ingestibili e non produttive.

Ragazza in spiaggia che sorride

Pronto Soccorso Psicologico: era ora!

“Il Pronto Soccorso Psicologico è un’iniziativa che mira a migliorare la qualità della vita delle persone e a ridurre il carico di lavoro dei caregiver e del sistema sanitario nazionale, offrendo un supporto immediato e mirato alla emergenza psicologica”.

Così racconta l’iniziativa Rachele Ceschin, psicologa, psicoterapeuta, socia fondatrice del Nuovo Centro Clinico e di questa iniziativa.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), la depressione e i disturbi d’ansia sono tra le patologie più diffuse in Italia, in particolare la depressione colpisce oltre 3 milioni di persone. Durante il lockdown, più del 40% degli italiani ha riportato un peggioramento dei sintomi ansiosi e depressivi, influenzando la qualità della vita e causando problemi di sonno. Nel 2022, il numero di accessi al Pronto Soccorso per patologie psichiatriche in Italia è stato di 547.477, rappresentando il 3,2% del totale degli accessi.

È importante considerare anche il fatto che non sempre una emergenza psicologica necessita di un intervento medicalizzato e che può essere difficile che una persona riceva attenzione e ascolto con la giusta calma nell’ambiente frenetico degli ospedali.

La medicina tradizionale punta l’attenzione verso il sintomo. In realtà, però, il sintomo è l’espressione della difficoltà. Lo psicosoccorso vuole invece puntare l’attenzione su ciò che funziona, nonostante la difficoltà e la sofferenza. Tramite l’accoglienza tempestiva della crisi e la sperimentazione di tecniche di biohacking, meditazione, fitoterapia e counseling, gli operatori facilitano insieme alla persona la regolazione emotiva e lo sviluppo risorse interne per comprendere e gestire le emozioni.

Come terapeuti sentivamo il bisogno di immaginare i pazienti nella vita quotidiana e tenere presente che ci si incontra a intervalli regolari ma non quando c’è l’emergenza, che spesso può essere solo rievocata e raccontata. Quindi avere un pronto intervento che aiuti le persone a guardare in diretta la crisi è importante e non si può sempre fare in psicoterapia. Si lavora molto sul tempo presente per dare ai pazienti la possibilità di fare esperienza nel qui ed ora, accompagnati dagli operatori e senza procrastinazione. L’obiettivo è offrire una finestra sul presente della crisi emotiva in cui il paziente viene alleggerito dei vissuti personali, dei ricordi e può recuperare le sue risorse in diretta con l’aiuto di un operatore esperto.

Abbiamo iniziato ad accogliere le richieste a dicembre 2023. Abbiamo inaugurato il servizio proprio durante le vacanze di Natale perché sappiamo che le feste suscitano emozioni difficili e vissuti di solitudine. Da quel momento abbiamo accolto persone che hanno sperimentato stati d’ansia e attacchi di panico, stress legati a momenti difficili e cambiamenti, stati mentali ed emotivi correlati a stress lavorativo e momenti molto delicati come stati depressivi post parto. 

Come funziona il soccorso psicologico

Lo Psicosoccorso è rivolto a un’ampia gamma di persone che potrebbero trovarsi in situazioni di crisi o avere bisogno di supporto emotivo immediato. Ecco una descrizione più dettagliata e esemplificativa del nostro pubblico:

  • persone in situazioni di crisi e stress estremo, come attacchi di panico, ansia improvvisa, perdita del lavoro, divorzio o problemi finanziari.
  • Persone con pensieri suicidari o che hanno tentato il suicidio, così come i caregiver che hanno assistito a tali tentativi.
  • Adolescenti, giovani adulti e persone che affrontano transizioni difficili come l’ingresso nell’università, nel mondo del lavoro o altre fasi di cambiamento.
  • Familiari, operatori sanitari, forze dell’ordine, anziani soli o in difficoltà, persone affette da malattie croniche o terminali e i loro familiari che necessitano di supporto emotivo.

In ogni caso si può dire che nessuna esigenza sia trascurabile o poco importante: ogni necessità merita ascolto.

Si tratta di un incontro “one shot” per la regolazione di un momento di emergenza che merita un ascolto accurato. Non è una psicoterapia, né una consulenza psicologica: si tratta di un primo passo per prendere contatto con la propria sofferenza e le proprie risorse per poterla gestire, pensato per gestire e contenere le crisi emotive prima che diventino patologie conclamate.
È utile partire dal concetto di “finestra di tolleranza”. 
La finestra di tolleranza è il margine di tolleranza emotiva entro cui possiamo funzionare efficacemente e rappresenta la gamma di intensità emotiva in cui ci sentiamo a nostro agio e operiamo in modo efficace. Quando usciamo da questa perdiamo l’accesso alle nostre risorse e non riusciamo a operare in modo efficace. 
Gli operatori, formati specificamente per intervenire in situazioni di crisi e emergenza psicologica, forniscono assistenza immediata per rientrare nella finestra di tolleranza della persona promuovendo risorse interne nelle persone in crisi.
Con lo PsicoSoccorso, le persone non devono affrontare da sole le crisi emotive, viene offerto un luogo che favorisce la regolazione emotiva e la (ri)scoperta e lo sviluppo di risorse interne per affrontare le difficoltà, accompagnando le persone a ritrovare un equilibrio funzionale anche attraverso il corpo e l’ambiente. Con lo Psicosoccorso, c’è la possibilità di esplorare e comprendere le emozioni anziché evitarle.

Un giro di lingua

C’è una parola che mi va di regalarvi in questo agosto e che si unisce bene a quanto scritto finora. La parola è: AIUTO. Deriva da adiuvare, che è composta di ad, verso e iuvare giovare. Aiutare vuol dire quindi giovare a…, provare giovamento verso…

Suona diverso vero se mettiamo l’accento non sulla difficoltà, ma sul beneficio che ne traiamo, sul giovamento. E allora possiamo chiedere aiuto perché significa chiedere di stare bene.

Una mia esperienza

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Ho scritto un libro

IL CORPO EMOTIVO NEL PUBLIC SPEAKING

Manuale pratico tra mente, cuore e storytelling

Il public speaking per me è molto di più del parlare in pubblico, perché ci fa fare i conti con noi, con le nostre paure, ma anche con i nostri sogni e le nostre speranze. È un guardarsi dentro prima che fuori, è un parlare con noi stess* prima che con le altre persone. È anche guardare in faccia cose che non ci piacciono, ed è anche imparare a conoscersi meglio e a dirsi: sono stata brava!

Dentro questo libro troverai una parte dedicata alle emozioni e a come tenerle per mano senza farti governare. C’è anche uno Speciale Ansia! Una parte è dedicata al linguaggio e a come si formano i pensieri nella nostra mente. Un’altra, a grande richiesta, è sulla comunicazione non verbale e in ultimo ci sono le mie tecniche preferite di storytelling. E tanti e tanti esercizi.

 

“È un libro che mette ordine tra falsi miti e prove scientifiche, adatto per organizzare discorsi sia preparati, sia improvvisati. Per chi vuole essere leader e muovere opinioni, per chi ha un sogno e vuole raggiungerlo, per chi vuole parlare con mille altre persone o una sola”.

Ne ho scritto un altro:

CHE PALLE ‘STI STEREOTIPI

25 modi di dire che ci hanno incasinato la vita

Le parole che usiamo non servono solo a descrivere la realtà ma influenzano inconsapevolmente anche i nostri pensieri e determinano quindi i nostri comportamenti. Occuparsi delle parole vuol dire soprattutto prendersi cura di sé e della propria mente. E non esistono cose più urgenti di dedicarci a noi e al rapporto con le altre persone. Questo viaggio ironico e al contempo molto serio ci porta, attraverso venticinque modi di dire che spesso usiamo inconsapevolmente, all’interno å una società ancora troppo maschilista, nella quale le donne troppo spesso mettono in atto comportamenti auto-sabotanti. Sono parole “di seconda mano”, che utilizziamo senza compiere una vera e consapevole scelta, sono parole non nostre ma che, nel momento in cui le pronunciamo, dicono tanto anche di noi, di chi siamo, di cosa (senza rifletterci) pensiamo e di come ci comportiamo. Grazie alle riflessioni di Nacci e Pettolino Valfrè, impariamo a riscrivere la nostra voce interiore, a disinnescare i nostri automatismi in modo che, quando staremo per esclamare a una donna: “Hai proprio le palle!”, ci verrà da ridere ripensando a cosa vuol dire, a quanto sia assurdo, e ci porterà a domandarci: “Sono veramente io che sto scegliendo questi termini?”, “Chi è la padrona o il padrone della mia mente?” e ancora: “Posso amare le parole che ho detto?”.

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